mercoledì 21 luglio 2010

....la storia che non si dimentica...


Quella di Fausto e Iaio è una storia ripetutasi troppe volte in quegli anni di tregenda. Una storia che suona di antico e di conosciuto: uno scenario inquietante, una violenza inaudita, ma senza colpevoli e verità. Nel popolare quartiere milanese di via Mancinelli, con le case a ringhiera, le strade strette e buie, il 18 marzo 1978, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci furono affrontati da un commando di tre killer e uccisi a pochi passi dal Centro sociale Leoncavallo. Quella sera la notizia si diffonde attraverso le radio libere. Sono le 21.17 quando Radio Popolare dava in diretta la notizia:

“[RP] Radio Popolare, sono le ventuno e diciassette. Interrompiamo le trasmissioni per una notizia che ci è appena arrivata. Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, due giovani di diciannove anni sono stati uccisi questa sera in via Mancinelli, dietro al Centro sociale Leoncavallo, dove doveva tenersi un concerto blues. I due stavano andando a questo concerto. I due compagni sono stati inseguiti da tre individui. Sono stati uccisi a colpi di pistola. I loro corpi sono ancora per terra. Il corpo di Fausto è stato trasportato in ospedale, ma è morto durante il trasporto. Vi terremo aggiornati man mano che le notizie ci arrivano. Adesso ci ha telefonato un corrispondente che ci ha detto che in via Mancinelli si sono raccolte moltissime persone. Per chi si fosse messo in ascolto adesso ripetiamo la notizia: sono due compagni Fausto Tinellie Lorenzo Jannucci di diciannove anni. Sono stati uccisi questa sera in via Mancinelli, dietro al centro sociale Leoncavallo. Vi terremo aggiornati man mano che le notizie ci arrivano” (Archivio “Radio Popolare”, registrazione cod._2145, del 18 marzo 1978)

E all’una e cinquantuno di quella stessa notte ancora un’altra telefonata, quella di Danila la madre di Fausto:

“[Daniela] Pronto? Sono la mamma di Fausto Tinelli.

[RP] Buonasera signora.

[Daniela] Buonasera. Senta, io volevo smentire certe cose che sentivo che dicevano, che mio figlio è nel mondo della droga […] Sono tutte calunnie che ci stanno mettendo addosso. Non ha mai fatto niente, e mai del male a nessuno. Non mangiava la carne per paura delle bestie, perché amava persino le bestie. Ma si può mettere delle calunnie addosso. Basta che ci sia povera gente e subito gli buttano calunnie addosso. Se una donna viene uccisa per strada, subito è una puttana. Capite? […] non, non voglio che vadano di mezzo degli altri ragazzi come mio figlio, voglio solo indagare i responsabili […] Voglio solo i killer di mio figlio. Quelli li voglio. Quelli dovete aiutarmi a trovarli. Capisci? Perché quelli li voglio fare fuori da sola»”.





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